SCICLI (Di Bartolo Iacono)- Il risultato del 1952 venne riconfermato alle successive elezioni del 27 maggio 1956 con la lista “Testa di Garibaldi” che conseguì i 24 consiglieri per la maggioranza contro gli 8 della “Lista Torre” (DC, liberali e destra). La sinistra quindi governò ancora per tutti i quattro anni della legislatura; Sindaco ancora Giuseppe Cartia, comunista, Vice Sindaco Ugo Schirò socialista. In questi anni come in quelli a venire il Partito Comunista, e con esso l’amministrazione comunale, fu impegnato su più fronti: va ricordata, in particolare, la lotta per la casa agli aggrottati di Chiafura. Il caso “Chiafura” ebbe un rilievo nazionale dopo la visita a Chiafura di un gruppo di intellettuali (Pasolini, Guttuso, Macciocchi, Trombadore, Levi, Alatri) guidati dai dirigenti del PCI Giancarlo Pajetta e Miriam Mafai. Ma vanno ricordate anche le lotte per il lavoro e per lo sfruttamento delle miniere di asfalto di Castelluccio con l’avvio delle prime industrie cementiere e per la produzione e lavorazione dell’asfalto nel comprensorio ibleo nonché del successivo sviluppo di questo importante settore dopo la scoperta ed il successivo sfruttamento dei giacimenti petroliferi a Ragusa. In sostanza il PCI era il motore politico e culturale della Città, il punto di riferimento di buona parte della società sciclitana e non solo della storica base fatta di braccianti e operai. Il 6 – 7 novembre 1960 si svolsero le nuove elezioni comunali e questa volta, per la nuova legge elettorale per gli enti locali, si votò questa volta col sistema proporzionale. Il PCI ottenne uno straordinario risultato conseguendo ben 16 seggi su 32, a seguire la DC con 9 seggi, il PSI con 4., MSI 2 e PLI 1. Il PCI governò la città per tutta la legislatura con il Sindaco Giuseppe Speranza, in coalizione con il PSI, presente in giunta col vicesindaco Santoro Trovato. Giuseppe Speranza, il dirigente protagonista delle lotte contadine dell’immediato dopoguerra, che aveva fatto rientro a Scicli, accolto ed acclamato dal popolo comunista, nel 1955, si affermava subito come il vero leader del PCI e del sindacato a Scicli: si può dire che si riprese con determinazione quel ruolo che aveva dovuto abbandonare nei lunghi anni della latitanza trascorsa in buona parte nella Cecoslovacchia, paese del blocco comunista. Sull’onda del successo e dopo una stagione amministrativa di primo ordine con tante realizzazioni e successi, anche in continuità con la precedente esperienza di governo col Sindaco Cartia, si arrivò alle elezioni del 22 novembre 1964. Il PCI, del Sindaco Giuseppe Speranza, ottenne la maggioranza assoluta dei seggi (17 su 32) ai quali si devono aggiungere i tre seggi conseguiti dal PSI e il seggio del nuovo partito della sinistra italiana il PSIUP, nato dalla scissione “a sinistra” dal PSI che aveva dato vita con la DC, il PSDI e il PRI alla stagione dei governi del centro sinistra in Italia, rompendo il patto di “fratellanza” con il PCI dopo la stagione del Fronte Popolare. Ma fu l’inizio una stagione di grande instabilità politica per la città. Il PCI fu dilaniato da una disputa interna violentissima e con conseguenze politiche enormi. Da una parte il Sindaco uscente Giuseppe Speranza, con a fianco tutto il gruppo dirigente “storico”, quello delle lotte contadine dell’immediato dopoguerra, dall’altro un gruppo guidato dall’ex Sindaco Giuseppe Cartia, che in qualche modo si era visto ridurre la sua influenza nel partito, e dal Dott. Ennio Firullo, figura emergente della politica locale e forse il principale protagonista delle vicende a venire. Questa componente del Partito rappresentava anche un blocco sociale nuovo rispetto al tradizionale blocco sociale comunista fatto di braccianti e operai edili. Speranza venne eletto Sindaco in prima battuta, a più di tre mesi di distanza dalle elezioni, a dimostrazione del grande travaglio e delle laceranti divisioni, e nella sua giunta non entrarono i rappresentati di primo piano del gruppo Cartia e Firullo. Fu proprio il dott. Firullo, che aveva avanzato forte la richiesta che non fosse più Speranza il Sindaco, a guidare una forte opposizione interna. Rivendicava, peraltro, il gruppo che faceva riferimento a Cartia e Firullo, che lo stesso Cartia nelle ultime elezioni, così come era successo nel 1960, era stato il candidato più votato nelle liste del PCI e che se nel 1960 aveva fatto largo per la carica di Sindaco a Giuseppe Speranza ciò era dovuto ad un atto di generosità e di riconoscenza nei confronti di quest’ultimo. L’esperienza ebbe, come prevedibile, vita breve: il Sindaco Speranza eletto a febbraio si dimise già dopo pochi mesi. Dopo le dimissioni di Speranza, nel novembre 1965, dopo una lunga ed estenuante trattativa interna al partito, venne eletto Sindaco Carmelo Barone (35 anni), vicino al Firullo. Fu una scelta di mediazione e di basso profilo, avvenuta all’interno di veti incrociati nei confronti dei diversi esponenti delle due aree. Nella Giunta non entrarono esponenti di rilievo del partito, ma ebbe l’appoggio di PSI e PSIUP che entrarono in giunta rispettivamente con l’assessore Santoro Trovato e l’assessore geom. Bartolomeo Aprile, che qualche anno dopo, con lo scioglimento del PSIUP, passò al PSI del quale divenne un importante dirigente locale negli anni 80 in particolare. Pochi mesi e fu di nuovo crisi. Un nuovo fragile accordo venne raggiunto tra le due anime del PCI e Barone nel settembre del 1966, dieci mesi dopo la prima elezione, venne nuovamente eletto Sindaco con una giunta senza PSI, con il solo PSIUP, ma con dentro i principali esponenti del gruppo Cartia e Firullo Firullo fu Vice Sindaco, Cartia assessore ai LL PP: erano loro i padroni della giunta. La fragilità dell’accordo raggiunto era di tutta evidenza e lo fu ancora di più quando nel giro di tre, quattro mesi Sindaco e Giunta furono costretti ancora alle dimissioni per mancanza di maggioranza consiliare. Nell’aprile del 1967, vale a dire a meno di sei mesi dalla elezione della seconda giunta Barone, le parti in causa raggiunsero un nuovo accordo. Venne eletto Sindaco il geom. Trovato Michele, сhe abitava da diversi anni, a Comiso, dove lavorava, ed era rimasto abbastanza fuori dalla mischia nelle complesse vicende del PCI sciclitano. Una personalità indicata, pare, dalla Federazione ragusana, ed in qualche modo imposta. La scelta era gradita soprattutto al gruppo Speranza, che aveva avuto ed avrà in tutta questa vicenda, l’appoggio incondizionato della Federazione ragusana, ma che era in minoranza nel Partito a Scicli quantomeno nella rappresentanza in consiglio comunale . Il geom. Michele Trovato, candidato nella lista del PCI alle elezioni del 1964, non era tra gli eletti, e per consentirgli la elezione a consigliere prima e quindi a Sindaco[1], essendo il quarto dei non eletti, bisognò fare dimettere un consigliere in carica ( il 18 aprile) e a seguire (il 24 aprile) un altro ancora (il primo ed il secondo dei non eletti erano stati già nominati in precedenza in sostituzione di altri consiglieri dimissionari), fino ad arrivare al quarto che era il Trovato, il quale assunse la carica di consigliere lo stesso 24 aprile e la stessa sera venne eletto sindaco (una vera e propria alchimia politica che da l’idea della grave crisi che il partito stava attraversando). Un monocolore PCI con tutte le anime dentro ma senza esponenti di primo piano nella giunta. Una soluzione ancora di basso profilo сhe però ebbe il merito di durare due anni (fino all’aprile del 1969). I due anni della giunta Trovato procedettero stancamente e senza particolari tensioni amministrative e politiche almeno per quanto riguardava l’amministrazione. Al centro della discussione politica, però, c’era la spaccatura interna del PCI che sembrava non trovare soluzione e che anzi si acuì a seguito dell’espulsione dal Partito dei principali protagonisti della spaccatura ovvero Cartia, Firullo e Occhipinti Giovanni, con l’intervento della federazione ragusana, a sostegno di Giuseppe Speranza, che rimase così il leader indiscusso del PCI o meglio, di quello che restava del PCI di Scicli. Vale la pena sottolineare che l’espulsione dei tre esponenti politici venne decisa e adottata dalla Federazione di Ragusa, a Scicli, infatti, i rapporti di forza non avrebbero consentito l’adozione di un così grave provvedimento. I numeri in consiglio comunale, comunque, continuavano a dare ragione agli ” scissionisti ” che provocarono l’ennesima crisi comunale per dare vita, nell’ultimo scorcio della legislatura, ad una nuova giunta sostenuta da una nuova maggioranza che vedeva escluso il PCI di Speranza. Il nuovo Sindaco eletto in quest’ultimo scorcio i legislatura fu proprio Giuseppe Cartia, gli assessori erano tutti suoi uomini compreso Firullo, con un rappresentante del PSI (assessore Gino Santospagnuolo) ed uno del PSIUP (assessore Giuseppe Portelli subentrato in consiglio comunale al dimissionario geom. Bartolomeo Aprile) che completavano la compagine. L’esperienza amministrativa si fondava anche su un non troppo silente appoggio esterno della DC: situazione questa che si prestava ad alimentare ulteriormente le divisioni dentro il PCI e a fare salire la temperatura delle tensioni interne Fu un momento difficile per quello era stato il Partito egemone dal dopoguerra in poi. Per la prima volta dopo il 1952 si trovò escluso (almeno per quanto riguarda la sua componente “ufficiale”) dal governo della città, e segna l’inizio di una lenta ma inesorabile discesa che non avrà più arresto anche negli anni successivi. Con questa situazione amministrativa si arrivò alle elezioni comunali del giugno 1970. Il clima politico era stato e continuava ad essere rovente e non sono mancati episodi di violenza politica ( si sono registrati anche atti di intimidazione nei confronti di esponenti c.d. scissionisti … su questo aspetto si è registrata anche una generale omertà ed una voglia di immediata rimozione ). Va ricordato che il sistema elettorale non prevedeva l’elezione diretta del Sindaco, ma Sindaco e Giunta erano eletti in seno al corpo dei consiglieri comunali.
(fine seconda parte, appuntamento al 30 luglio 2018)