Scicli: festival “Rotte Mediterranee”, tanti i confronti e le riflessioni in città

Durante la ‘quattro giorni’ affrontati vari temi legati al confronto inter religioso, al dialogo interculturale e al ruolo della donna nel Mediterraneo

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SCICLI – Passata agli archivi la prima edizione del festival “Rotte Mediterranee”, la “quattro giorni”, ideata e organizzata da Romina Falla Marocchini e Francesca Schirò, incentrata sul confronto inter religioso, sul dialogo interculturale e sul ruolo della donna nel Mediterraneo. C’è molta soddisfazione tra gli organizzatori per il grande seguito riscosso dal festival “Rotte Mediterranee”, il quale punta a divenire un appuntamento annuale in città. Dal 20 al 23 maggio scorso la manifestazione ha portato con sé un numero consistente di spunti di riflessione e tanti interessanti momenti di incontro e confronto artistico-culturali, coinvolgendo dirigenti scolastici, professori, studenti, operatori di organizzazioni internazionali, registi, volontari, credenti e non credenti, italiani e non, i quali hanno avuto modo di confrontarsi con sincerità e spirito costruttivo. Attraverso l’impegno del Movimento culturale Vitaliano Brancati, MH-Casa delle Culture progetto della FCEI e Legambiente Scicli ‘Kiafura’, progetto ‘Involve’, Rotte Mediterranee si è offerto ad un pubblico attento e curioso, cercando di mettere il riflettore sul valore delle culture e della scuola come strumenti di conoscenza e di riscatto. “Al centro di tutto -dichiara Romina Falla Marocchini, una delle due ideatrici del festival- il progetto Rotte Mediterranee, nella sua prima edizione, ha messo ‘l’altro’, colui che non ha privilegi, colei che chiede di non essere considerata ‘diversa’ o ‘straniera’, coloro che sperano di poter trovare una nuova dimensione lontano da casa: Yasmien proveniente da una Homs bombardata o le famiglie ed i ragazzi ospiti presso la casa delle culture e non solo”. “La storia ci racconta che siamo tutti dei migranti -continua Francesca Schirò, l’altra ideatrice di Rotte Mediteranee- siamo tutti diversi: lo siamo stati, lo siamo oggi e lo saremo in futuro; un futuro che ci chiede di andargli incontro, non di attenderlo arroccati nelle nostre ansie”.

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