SCICLI – La satira, si sa, è mal sopportata dal potere sin dalla notte dei tempi. Odiatissima e perseguitata dai regimi autoritari, “tollerata”, tra alti e bassi, nei sistemi democratici. Ma, spesso, l’intolleranza verso la nobile arte della presa in giro di chi ha la pretesa di ergersi a rappresentante dello Stato e a istituzione di rappresentanza del “popolo” è maggiore nei piccoli centri. A Scicli, ad esempio, qualcuno ci prova ad aprire pagine e creare meme, ma operazioni simili vengono soffocate sul nascere con pressioni di vario livello. Spunta una pagina, che strappa un sorriso e che osa irridere il potere, e parte subito il toto-nomi per smascherare l’amministratore e, così, sminuire la portata della missione satirica, contraltare popolare del potere costituito. Ricordo che anche io, quando nella vita passata sono stato istituzione cittadina, ovvero assessore della ridente Scicli non ancora montalbanizzata, mal sopportavo quando, nella rubrica satirica del giornale del paese, venivo appellato come “Piccolo Budda” o venivo rappresentato in imprese atletiche come “il lancio della forchetta”. Ma non facciamoci prendere dalle autobiografie o dall’etnocentrismo sciclitano, siamo qua per parlare di Modica e per provare a riflettere, tra il serio e il faceto, su concetti come “satira” e “potere” ai tempi dei social nelle terre al confine dell’impero, attraversate da flussi turistici dettati da format televisivi italiani e stranieri. Per farlo, mi sono spostato nella Città della Contea (che, checché se ne voglia dire, sa essere vivace e aperta al dibattito pubblico) per fare quattro chiacchiere con gli amministratori della pagina Facebook Ignazio Indica Cose. Una pagina tagliente e divertente che, sin dalla sua fondazione (11 aprile 2017), si erge al di sopra del panorama dei “satiri di paese” sui social del nostro territorio (Ragusa Abbogghia non scherza nemmeno, ma stiamo parlando di gusto personale, spesso viziato da profonde ragioni campanilistiche) per lo stile e il coraggio nell’andare fino in fondo con la missione satirica, rendendo ridicolo, o perlomeno simpatico, ciò che si sforza di apparire come serissimo e istituzionale. Nelle informazioni su Ignazio Indica Cose su Facebook si legge “Galleria Satirica Situazionista”, piace a 3075 persone alla data del 20 ottobre 2019 (ma è seguita da 3145 persone, ovvero ci sono 70 utenti che fanno i preziosi: non mettono mi piace ma seguono i post). Non pochi like, se si considera che la pagina esiste da poco più di due anni e che questi numeri, nel medesimo arco temporale, non li fa nemmeno un deputato. Altissimo livello di engagement (termine che indica il livello di coinvolgimento sui social degli utenti rispetto ad un’azienda o brand), la pagina è sempre sul pezzo con le vicende di palazzo, innescando vere e proprie guerre civili nei commenti. Il progetto, nel suo complesso, è riuscito nell’intento di farsi odiare in maniera trasversale e plenaria dal ceto politico della città, attirando la curiosità di numerosi fan e detrattori, facendo esplodere le dinamiche sante di quella cosa enorme e imponderabile che si chiama opinione pubblica. Quest’estate la pagina è stata travolta da polemiche pesanti con esponenti della politica e dell’informazione, da cui sono partite minacce di querele. Gli admin hanno reagito comunicando l’intenzione di chiudere la pagina, a tutela dell’anonimato di chi la gestisce. Non ci interessa entrare nel merito della polemica, ma piuttosto essa rappresenta l’occasione preziosa per riflettere su un grande tema: può la satira, libera e anonima, riempire il vuoto lasciato dal sistema dell’informazione e dalla società civile sul versante della denuncia, soprattutto in provincia? O, piuttosto, è proprio il comodo scudo dell’anonimato a togliere il diritto di cittadinanza alla satira nel dibattito politico cittadino? Per riflettere su questa materia scottante, abbiamo pensato di spingerci oltre le curve di contrada Spana e andare a intervistare “gli appestati”, gli anonimi geni della satira al cioccolato di Modica, gli inafferrabili ed evanescenti admin zonni. Non è stato semplice, ovviamente si è proceduto con tutte le garanzie del caso a tutela della segretezza dell’identità degli intervistati, ma alla fine siamo riusciti ad acchiappare l’imponderabile, mettendolo a sedere su una sedia che è diventata una sorta di lettino da psicoterapeuta, per un’intervista in cui la satira modicana ha parlato di se stessa, senza un indice puntato in faccia. Ne è venuta fuori una chiacchierata davvero interessante. Ringrazio sentitamente i satiri di Ignazio indica cose per aver accettato di rispondere alle mie domande.
Buona lettura e viva San Giorgio!
Ciao, admin di Ignazio Indica Cose. Per rompere il ghiaccio di questa strana intervista, che ne dite di presentarvi? Chi siete, al di là delle vostre identità personali che non ci interessano, e cosa volete dai modicani e dal popolo ibleo? Like, condivisioni, engagement giusto per fare i fenomeni virali? Non credo. Parliamone…
Chi siamo? Delle entità nate dal nulla, partiti senza pretese e diventati nostro malgrado virali, dietro la copertura dell’anonimato senza la quale tutto ciò non esisterebbe. Cosa vogliamo? Assolutamente nulla, proprio perché la “denuncia satirica” non è volta al raggiungimento di utopie antropologiche, ma alla ricerca di una normalità che paradossalmente non c’è. Non solo dal lato politico, ma anche giornalistico e, molto più ampiamente, sociale.
Ad agosto un terremoto scuote le fondamenta della vostra pagina: qualche vostro post ha provocato l’ira funesta di qualcuno che ha minacciato querele. Da lì la vostra comunicazione di voler chiudere la pagina, poi riaperta qualche settimana fa. Al netto del merito della vicenda specifica che, in questa sede, non abbiamo alcun interesse ad approfondire, vogliamo chiedervi: perché la “satira 2.0 a mezzo social” ha bisogno del diritto di anonimato? E perché, quindi, la minaccia di querela vi ha indotto a decidere di chiudere la pagina, annullando di fatto il vostro ruolo naturale di pungolo del potere?
Partiamo dalla fine: la ricomparsa della pagina è avvenuta svelando un nostro rischioso esperimento sociale, un fantomatico frate comparso sui social che ha fatto vibrare le corde religiose di tutti i modicani, ignari che dietro ci fossimo noi. La naturalezza, l’entusiasmo e la spregiudicatezza delle confidenze donate, con la quale il suddetto frate è stato accolto dai modicani, ci ha dato un immediato responso su quanto a dar fastidio non sia tanto l’anonimato, ma cosa gli anonimi abbiano da dire. Quindi, non è tanto l’avere una maschera a dar fastidio, ma cosa essa rappresenti. Se qualcuno ha ritenuto querelabile la nostra attività, evidentemente riscontrava problematiche con il nostro operato e se, piuttosto che discuterne, è passato alle maniere forti, è tutto dire.
Un collega giornalista ha scritto in un post che a voi “Satiri” spetta il compito di fare il lavoro di denuncia che dovrebbe essere il faro del lavoro di noi giornalisti. Siete d’accordo? Vi accollate l’onere di rompere il quieto silenzio delle coscienze di provincia senza nemmeno avere l’onore del tesserino da giornalisti che, tra le altre cose, vi permetterebbe di entrare gratis nei musei?
Ci siamo già accollati l’onere! E non vogliamo applausi o attestati di stima: il nostro successo non è sintomatico della nostra bravura, ma di un vuoto politico e mediatico che è tanto assordante quanto silenzioso. Siamo stati anche definiti l’opposizione modicana, etichetta che vogliamo quanto più possibile allontanare da noi. Non siamo noi a scomodare le coscienze, sono quest’ultime ad essere cadute in un coattivo torpore.
Malgrado tutto, il vostro Ignazio accetta sornionamente la vostra satira senza problemi. Vi assicuro che, in altri comuni vicini, questo livello spinto di satira non è tollerato (e si vede). Possiamo affermare che la satira, in quanto contropotere, è indice di salute della democrazia di una comunità? Quindi vi lamentate tanto ma, tutto sommato, non ve la passate male al di là delle curve della Spana?
Se vogliamo fermarci alle apparenze sì, possiamo considerarci in un paradiso dorato dove la satira è ingrediente fondamentale della vita politica. Se ci si mette dalla nostra parte della barricata, non è proprio così. Vedi, Modica è una città anomala sotto tanti punti di vista e, in quanto difforme dalla normalità, ha trovato i suoi modi per esprimere il dissenso verso la nostra attività: nascosti, spietati a volte, sicuramente silenziosi. Ma a Modica ciò che è stato costruito con silenzio e ambiguità non va distrutto con clamore e proclami. Ora è più chiaro il nostro anonimato?
Adesso beccatevi una domanda “sicca e murtali“: chi sono i modicani? Bestie indomabili o abili massari (nel senso nobile del termine)? Un po’ e un po’?
Anche la risposta sarà “sicca e muttali”: i modicani, come già detto prima per Modica, sono l’anormalità. I nostri concittadini, e ci riferiamo a quella parte di compaesani che la nostra satira colpisce, sono abili massari, cervelli fini, “licchi” di soldi e disposti a tutto. Poi si sa, da massari a massoni è un attimo.
Voi della pagina siete “diversamente modicani” o, piuttosto, siete pienamente parte del modello antropologico del modicano medio?
Essendo diverse entità di estrazioni sociali ed anagrafiche, abbiamo un grandangolo dal quale poter osservare la ciclicità degli avvenimenti che contraddistinguono il settaggio di questa città. Se c’è ridondanza di contesti, personaggi, discrasie e vicende, questo pone noi come diversi o si deve, piuttosto, meditare su un’eventuale porzione di cittadinanza, presente in ampi lassi di tempo, che vuole avere una diversa prospettiva d’analisi?
In provincia aumentano le pagine satiriche paesane. Un bene da salutare positivamente o un male oscuro che mina le fondamenta del pacato confronto politico a mezzo comunicati stampa?
Non vogliamo porci su un piedistallo dal quale guardare gli altri, ma a parte il boom iniziale scaturito dall’unione che ha saputo creare Lutero Blisset, tante pagine sono scomparse annientate dalla mancanza di argomenti, altre arrancano e altre tengono botta benissimo come gli amici di Ispica Inside. L’analisi comica delle vicende paesane non può che far bene ad una città, toglie un velo che altrimenti sarebbe giostrato da un’oligarchia mediatica. Allo stesso tempo, oltre alle pagine, è necessaria un’adeguata coscienza degli utenti finali in merito alla potenza dei social network e all’uso ampio, ma pacato nei modi, che se ne può fare.
Chi è il memer (mematore, colui che crea i “meme”, ovvero post satirici da far girare sui social, ndr per gli over 50) perfetto? Quali vizi e virtù deve avere? Tracciatecene un identikit…
Non esiste un memer perfetto, ideale o ineccepibile. Le sfumature tra i diversi approcci al meme posso essere tra di loro diversissimi. È cosa buona non insistere con le mode o sfruttare troppo i like ai soliti meme. Il profilo umano dietro al memer è sicuramente più complesso da individuare, sicuramente una persona inserita nel presente e che consapevolmente sa trarre misura dagli incantesimi della realtà percepita su internet per innestarsi nel reale vissuto e concreto.
In conclusione di questa bella intervista, volete aggiungere qualcosa approfittando di questo momento d’inattesa visibilità? Un bell’augurio per la pace o per l’aumento dell’export del Cioccolato di Modica nel mondo?
Il nostro augurio è di scomparire, implodere, rendere (i)vana la nostra presenza. Speriamo che in futuro un paesello da 60mila abitanti scarsi non debba più sentire il bisogno di una tale assurda forma di protesta. Ecco, il nostro augurio è che Ignazio Indica Cose scompaia, lasciandoci il gusto di incontrare i nostri concittadini ignari di ciò che siamo stati.