“Scicli sei diventata internazionale, ma è l’ora di crescere ancora”

La cittadina barocca torna sotto i riflettori con le nuove due puntate de “Il commissario Montalbano”

-Pubblicità-    

SCICLI (di Thomas Cannella) – “Montalbano ha portato economia. Sia dunque benedetto Montalbano, e amen. Ma Scicli non è Vigàta. Scicli è una città reale, fatta di barocco e di persone, e non di comparse”. Questo è quanto recita, tra le sue varie e intense righe, un passo dell’articolo redatto da Alessandro Calvi (“Il turismo sta cambiando la Sicilia di Camilleri e Montalbano”, ndr), giornalista del noto periodico Internazionale. Il pezzo, carico di impatto critico e spunti di riflessione, traccia una puntuale disamina di questo squarcio di Sicilia ormai da tempo alla ribalta mediatica, che meriterebbe, decisamente, considerazione e trattamento migliori da parte di tutti. Il fatto che l’intero Val di Noto abbia beneficiato e non poco, in termini di crescita di visibilità e sviluppo turistico, grazie all’indimenticabile Andrea Camilleri e alla fiction televisiva de “Il Commissario Montalbano”, è palese, incontrovertibile, cristallino. Tuttavia, tale chiarezza risulta poi dissolversi quanto a identificazione di un piano per ciò che sarà il post Montalbano, lasciando spazio a un costante, nonché banale, rimando della programmazione verso un domani dai contorni pressoché labili, indefiniti e aleatori. Desistendo da facili e sterili accuse a enti pubblici o locali, sono fermamente convinto che una città appartenga a chi la vive, tanto in maniera quotidiana, che sporadica. Pertanto, la comunità non può e non deve rimanere ad osservare passivamente l’inesorabile trascorrere delle lancette, in attesa del classico e mai soddisfacente intervento delle istituzioni. È necessario attivarsi nell’interesse comune di un territorio le cui potenzialità di crescita, in parte, rimangono ancora inesplorate e, almeno concettualmente, infinite. I prossimi mesi saranno fondamentali per tornare a parlare di temi quali identità, vocazione e marketing territoriale, recuperando quel clima di gioviale dinamicità e interesse su Scicli, tipico di tempi non poi così remoti. Allo stesso modo, sarebbe opportuno dare maggiore ascolto e spazio ai giovani, così come ai meno giovani e a quanti siano animati da spirito critico, innovativo e propositivo, evitando di alimentare i convenzionali stereotipi. Ingrediente magico del successo – sia per imprese sportive, che per ogni traguardo o riconoscimento dalla più variegata natura – è sempre stata la cooperazione, il collettivismo, l’aggregazione di forze, l’unione di intenti. In questo senso, oggi più che mai, la tecnologia abilita e nobilita noi tutti, regalandoci l’occasione e il lusso di avere voce in capitolo. Non a caso, esempi di città virtuose – in Italia e nel mondo – che hanno fatto dell’autosostentamento digitale un proprio mantra e base da cui ripartire, ve ne sono una miriade. In nome della propria realtà, i cittadini, da semplici comparse, possono evolversi, rivestendo i panni più prestigiosi di attori protagonisti e dando vita alla costruzione di ponti e strade, restauri di chiese o monumenti, contribuendo significativamente al processo di nuova urbanizzazione della città. Quindi, ai cari rappresentanti del sempreverde partito del “si stava meglio quando si stava peggio” (fame, guerre, regimi, persecuzioni, povertà e arretratezza creavano sviluppo?), mi permetto di ribattere che non esiste epoca più felice di quella attuale (al netto di virus, pandemie e inquinamento climatico), per poter attuare fondamentali cambiamenti dello status quo. Senz’altro, sarebbe un errore qualora depennassimo dalla memoria le nostre origini e ciò che siamo stati. Del passato, vale la pena rammentare i personaggi che hanno contribuito a scrivere un pezzo significativo di storia – sia essa locale o mondiale – esaltandoli per le loro gesta e cercando, altresì di non dimenticare i loro insegnamenti. Allo stesso modo, però, è d’uopo armarsi di intraprendenza e afferrare un cannocchiale, metaforicamente parlando, per tentare di scorgere ciò che non appare immediato a occhio nudo, con meticolosa lungimiranza e positività. Una volta, John F. Kennedy ebbe a dire: “Non chiederti cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo Paese”. Per cui, a chi se non Noi, spetta l’onere e l’onore di plasmare quel tanto bistrattato e fumoso “domani”, nel più vicino e tangibile “oggi”?

-Pubblicità-