SCICLI – La relazione conclusiva della Commissione speciale d’inchiesta sui fenomeni mafiosi in Sicilia inerente alla gestione dei rifiuti e lo scioglimento per mafia dei tre Comuni siciliani di Scicli, Racalmuto e Siculiana, apre uno squarcio profondo nel velo di opacità che ha avvolto sin ad oggi la vicenda. Lo scioglimento rappresenta per Scicli e per il civico consesso dell’epoca una ferita aperta e tutt’oggi sanguinolenta. Una storia caratterizzata da aspetti poco chiari e motivazioni che in sede penale sono del tutto decadute. Fino a ieri continuavamo a chiederci il perché della volontà di punire in maniera così violenta una realtà laboriosa e, per certi aspetti, estranea a qualsivoglia forma di fenomeni mafiosi e meccanismi ad essi collegati. Una relazione che svela un intreccio malato fatto di connivenze fra politica, imprenditori senza scrupoli e funzionari regionali compiacenti. Una realtà avvilente e, a tratti, umiliante per chi, come noi, crede fortemente nelle Istituzioni di ogni ordine e grado.
Sul tema della gestione dei rifiuti si snoda una vicenda caratterizzata da termovalorizzatori mai nati, ampliamenti di discariche private e piattaforme per il trattamento di rifiuti autorizzate con procedure opache e manchevoli di documentazioni previste per legge. “La gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia rappresenta un terreno di storica interferenza tra interessi privati e pubblica amministrazione. Negli ultimi vent’anni funzione politica e ragione d’impresa si sono spesso incrociate lungo un piano inclinato che ha mescolato inerzie, inefficienze e corruttele. La governance regionale sul ciclo dei rifiuti è stata spesso ostaggio di un gruppo di imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica, con la conseguenza che l’unico esito possibile dell’intero ciclo resta oggi il massiccio conferimento in discariche private (eccezion fatta per l’impianto di Bellolampo)”. “Occorre aggiungere che, anche in questo caso, come già a Siculiana e a Racalmuto, l’indagine penale a carico del sindaco verrà cassata in sede di giudizio, con una sentenza del Tribunale insolitamente perentoria per il tono usato nei confronti dei colleghi della Procura e dell’ufficio del gip: -È inaudito che il processo abbia potuto superare la fase delle udienze preliminari! -. Parole nette e preoccupanti. Ma a quel punto il danno d’immagine per il comune – sciolto per mafia – sarà cosa fatta e irreparabile”.
Il senso di questo documento è nell’amara conclusione della relazione dell’Antimafia siciliana sulla quale, da oggi, nessun muro di gomma potrà scalfire o rallentare la ricerca di una verità che non è più cronaca di politica cittadina ma si è fatta storia: in quanto tale va raccontata con onestà intellettuale, coraggio e rigore, non fosse altro per il dovere civico e morale, per trasmetterla alle giovani generazioni, futura classe dirigente di questa città. La relazione conclusiva mette un punto fermo a ciò che con la richiesta di OdG in Consiglio Comunale si voleva sviscerare e discutere. Purtroppo così non è stato. La discussione è stata evanescente e a tratti caratterizzata da un negazionismo dettato dall’assenza politica di alcuni attori oggi relativamente nuovi ma dimentichi di essere stati eletti sull’onda del “Nuovo giorno”, dell’alba di un giorno che riscattava la città da uno stato di assenza democratica che alla stessa ha causato non pochi danni sia materiali che morali. L’OdG non è stato esitato positivamente e l’astensione dal voto da parte della maggioranza nel civico consesso dimostra quanto, ancora oggi, l’argomento sia scottante e anziché affrontarlo si preferisce rimuoverlo. Noi non ci stiamo! Noi pretendiamo che la città venga riscattata su ogni livello da quello morale a quello politico/amministrativo.
La dimostrazione è anche l’assenza di verbalizzazione di tutta la parte di discussione consiliare in cui i “nervi scoperti” sono stati punti e stimolati. Manca tutta la parte inerente alle dichiarazioni più o meno consapevoli su un accordo sotteso al fine di evitare lo scioglimento. La verità fatica a venire a galla ma la convinzione del pieno coinvolgimento e delle enormi responsabilità di una certa parte politica sciclitana è ormai evidente. A nulla valgono le parole di chi invita a dimenticare, di mettere una pietra sopra l’accaduto, di mettere un punto e voltare pagina. La memoria (o gli interessi politici di qualcuno?) può essere fallace ma la storia non dimentica e la ferita va curata e guarita perché altrimenti la stessa può diventare purulenta, incancrenirsi e portare a problemi ben più gravi ed irrimediabili. Fa senso che la maggioranza politica di questa città e soprattutto chi la dirige non senta adesso la necessità di rimettere in discussione un giudizio sociale, politico, morale su quanto è accaduto in questa città. Non farlo, sulla scorta delle indicazioni gravi fornite da un’istituzione alta, come l’Antimafia siciliana, pone dubbi inquietanti sui quali chi di dovere deve mettere in campo azioni celeri e risposte nitide in nome di una Scicli libera, democratica e progressista. Il riscatto della città deve passare, obbligatoriamente, da una prassi amministrativa limpida e trasparente che sgombera ogni dubbio sulla possibilità di interessi esterni e influenti sull’attuazione della stessa. La trasparenza passa anche dalla capacità di porre in essere un’analisi seria e responsabile di quanto accaduto piuttosto che far finta di nulla e nascondere la polvere sotto il tappeto. Alla luce di quanto evidenziato dalla relazione della “Commissione regionale antimafia” a firma dell’On. Claudio Fava, approvata all’unanimità, capiamo che la questione non è affatto conclusa e la polvere sotto il tappeto continua a fare danni creando allergie e insetti che proliferano in una realtà poco compatibile con quella sciclitana. L’assenza dell’amministrazione sciclitana in tutte le sue componenti alla presentazione del libro “Il sistema Montante” di Salvatore Petrotto, sindaco di Racalmuto ai tempi dello scioglimento, avvenuto in quel di Scicli a metà dicembre dello scorso anno, dimostra come l’argomento sia ancora oggi ostico a chi ha conquistato la governance della città sull’onda del sentimento della voglia di riscatto. Inviteremo l’On. Claudio Fava, quando possibile, a venire a Scicli per un confronto scevro da ogni condizionamento, atto a consolidare la tesi che lo scioglimento per mafia è stato un atto dettato da un’arroganza politica motivata da interessi economici sottesi che nulla hanno avuto a che fare con la realtà amministrativa locale.
La minoranza consiliare
Concetta Morana, Giorgio Vindigni, Licia Mirabella, Marianna Buscema, Enzo Giannone, Mario Marino