SCICLI – “I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dalla Conferenza Episcopale Italiana al termine della conferenza stampa del premier che ha annunciato, a partire dal 4 maggio, l’inizio della Fase 2. Non sarà non “un libera tutti”, come ha tenuto a precisare il numero uno di Palazzo Chigi, ma un primo allentamento del lockdown. Tra le misure annunciate, la possibilità di celebrare riti funebri ma non il via libera per la ripresa della celebrazioni della Santa Messa nelle chiese, interrotte dall’8 marzo. Nel corso dell’interlocuzione tra la Segreteria Generale della Cei, il Ministero dell’Interno e la stessa Presidenza del Consiglio, la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. “Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama ‘il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa -si legge nella nota della CEI-, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia”. Dichiarazione del Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, a SVN.
Celebrazioni messe, CEI: “Compromessa libertà di culto”
Il pensiero del vescovo mons. Antonio Staglianò