SCICLI – Considero il progetto del tratto autostradale Modica-Scicli, con i suoi 16 km di lunghezza, un’opera che comporterà gravi ed irreversibili danni ambientali, snaturando l’identità dei luoghi e la sua vocazione economica alla zootecnia ed all’agricoltura a pieno campo. La sua realizzazione comporterà un alto consumo di suolo (10 ettari X km) e frazionamento di numerosi fondi rustici che arrecheranno grandi disagi nella conduzione delle aziende agricole presenti lungo il tracciato (come è già successo con il lotto Rosolini Modica). È assodato che il trasporto su gomma è ormai unanimemente riconosciuto essere antieconomico rispetto al trasporto ferroviario e marittimo. Opera inutile per la economia dell’area, in quanto il raccordo più importante, costituito dal nodo di Catania, avverrà con il raddoppio della carreggiata della strada Ragusa-Catania. Come tutte le grandi infrastrutture di questo tipo, l’autostrada comporterà il grave dissesto idrogeologico ed un alto inquinamento del suolo agricolo e dell’aria oltrechè acustico e il rischio ancora maggiore di rimanere opera incompiuta (evento molto probabile in tempi di crisi economica). Il previsto utilizzo poi della Cava di argilla di Truncafila a nord della città come discarica di rifiuti solidi urbani e discarica di inerti autostradali, sembra aggravare ancora di più l’equilibrio ambientale già compromesso dalle due discariche di rifiuti solidi urbani vicine (San Biagio e Petrapalio). Studi biologici con ricerca di alcuni marcatori di inquinamento, parlano già di deserto lichenico. La cava ricade in una zona di interesse archeologico e di colture arboree di notevole pregio (oliveti, mandorleti e carrubeti) e sarebbe più razionale un intervento di recupero con la previsione di un invaso idrico e di un parco agricolo circostante. Una destinazione dello scavo in tal senso, garantirebbe la disponibilità di una preziosa riserva idrica in previsione di fenomeni di siccità sempre più frequenti a causa delle mutate caratteristiche del clima mediterraneo da temperato a tropicale. La presenza di una zona umida, inoltre, contribuirebbe anche al ripristino di un habitat di flora e fauna già impoverito dalle forti pressioni antropiche su tutto il territorio comunale.
Antonino Nigito