SCICLI – Le risultanze della Commissione Regionale Antimafia sulle motivazioni dello scioglimento del Consiglio Comunale di Scicli nel 2015 e fino a prova contraria, rappresentano uno spaccato inquietante di una connessione tra politica, istituzioni e ordine giudiziario che pone delle certezze sulle motivazioni e sui tempi utili per sottrarre il modello democratico dalla vita dei cittadini di Scicli.
In questa lunga e intricata vicenda, che farebbe gola alla penna del compianto Andrea Camilleri, ci siamo stati quelli che alle verità rivelate dalle copertine ufficiali e dagli organi preposti non abbiamo mai creduto; perché il nostro sospetto, la nostra diffidenza sugli atti e i comportamenti, di cui non furono esenti neanche rappresentanti parlamentari, fecero in modo di sollecitare in noi una resistenza civile nel difendere l’istituzione alta ed espressione della volontà della comunità come il Consiglio Comunale dell’epoca.
Le due sentenze (TAR del Lazio del 2016 e quella definitiva del 2017 del Consiglio di Stato) nei fatti ebbero la cura di non tenere conto degli esiti penali della vicenda omettendo passaggi decisivi, confermando nei fatti la intercessione mafiosa sull’attività amministrativa dell’ente.
Il concetto di primazia avocato dai giudici amministrativi trova adesso, sulla scorta della relazione della Commissione Regionale Antimafia, un aspetto diverso perché la lettura di alcuni comportamenti è stata schiarita dalle testimonianze, dalle reticenze, dalle contraddizioni, dalle cose inspiegabili legate ai pareri rilasciati e mai posti in essere.
La conclusione è che oggi, come ieri, avevamo visto giusto nell’opporci a quella decisione e lo rifaremmo ancora, attese le condizioni date.
Rimane nello scenario un’esigenza legata allo Stato di Diritto che sorregge e regola ancora la società in cui viviamo; quella cioè che accuse così pesanti che intaccano profondamente la credibilità di pezzi dello Stato, di fronte alla pubblica opinione necessitano di un bilanciamento in termini di una risposta, rapida, chiara, ferma della magistratura inquirente.
E’ quella che la pubblica opinione si attende con la stessa capacità con cui la Commissione Regionale Antimafia ha svolto, con certosina pazienza e senso del dovere, il suo lavoro.
Si sente la necessità di un recupero di valori e di immagine per una Città che ha sofferto non poco il mal tolto.
E’ compito del Sindaco e del Consiglio Comunale raccogliere lo spirito e la prospettiva politica con cui è nata l’amministrazione Giannone nel novembre del 2016.
I consiglieri ricorrenti
Antonino Alecci
Bernardetta Alfieri
Gianpaolo Aquilino
Antonino Castronuovo
Marco Causarano
Guglielmo Ferro
Guglielmo Scimonello
Giorgio Vindigni