Scicli: “L’amore che uccide” fa tappa in via Aleardi

Il romanzo della giornalista Mariacarmela Torchi

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SCICLI – Trecento metri appena. E’ il luogo che separa piazzetta Aleardi da via Simeto al quartiere Stradanuova a Scicli. Perchè parlare di questi luoghi?

E’ qui che sabato sera Mariacarmela Torchi, giornalista ed autrice del romanzo “L’amore che uccide”, edito da OperaIncerta, ha presentato la sua prima fatica letteraria ispirandosi ad un femminicidio accaduto nel 1973 negli ambienti della Modica bene.

E’ qui che, nell’occasione, il pensiero non poteva non andare a Rosetta Trovato, la 38enne collaboratrice domestica che il 14 gennaio del 2012 è stata uccisa selvaggiamente dal marito Massimo La Terra 41 anni mentre l’unica figlia quindicenne era a scuola.

Presentare il romanzo “L’amore che uccide” poco distante dal luogo del delitto ha portato qualcuno dei presenti a riflettere sulla violenza, sul cinismo di un uomo capace di fermare una vita, sulla morte che ha concluso la vita di una giovane donna vittima di un marito deciso a rifarsi una nuova vita con una nuova donna e sbarazzarsi della moglie buttandola giù dalle scale provocandone il decesso.

Grazie al movimento culturale “Vitaliano Brancati” per aver organizzato l’evento moderato da Giuseppe Pitrolo e da Chiara Scucces con letture di Daniela Fava.

Maria Carmela Torchi è un fiume in piena quando parla di questo lavoro iniziato sette anni fa, poi lasciato in un cassetto e quindi ripreso fino a portarlo in stampa. Un progetto ambizioso come ambizioso è il messaggio che lancia.

Se questo libro servirà a fare comprendere anche ad una sola donna che l’amore è parità, rispetto, ma soprattutto gioia, allora sarò fiera di aver scelto un tema non facile da trattare” ha scritto nel retro del libro.

Incontriamo l’autrice poco prima della presentazione nella sua Scicli. Perchè sì, diciamolo pure, Maria Carmela Torchi ha sangue sciclitano nelle sue vene e si sente legata fortemente alla città di Montalbano.

Da giornalista a scrittrice, eri ben convinta che stavi cimentandoti in un lavoro importante?

Ho iniziato per caso anche se fin da piccola la scrittura è stata la mia passione. Ho tanti diari conservati che mi fanno capire come avevo tutto dentro”.

La molla?

Sette anni fa, quando è nata mia figlia, ho iniziato a scrivere questo romanzo ispirandomi ad un terribile fatto di cronaca avvenuto a Modica nel settembre del 1973 con protagonisti una vittima e un omicida appartenenti alla Modica bene. Una storia che ha colpito tanto la città dove sono nata, cresciuta e dove vivo. In famiglia si parlava di questo fatto di cronaca”.  

Quando viene l’idea di riprendere questi ricordi e metterli nero su bianco?

Con i fatti di cronaca che stanno accadendo giornalmente, ho capito che era una storia da scrivere, da leggere e sulla quale riflettere. Amori negati, contrastati, matrimoni costruiti ed infelici. Anna in quegli anni Settanta aveva lasciato il marito decisa a rifarsi una vita con il grande amore di ragazzina, un amore che l’accompagnava nei suoi sogni”.

Allora come oggi, nulla è cambiato nei sogni e nelle decisioni?

Oggi peggio di allora, magari puoi scegliere chi amare ma non hai gli strumenti per capire quale è il vero amore”.

Educazione sentimentale, forse meglio di educazione sessuale, che ne pensi?

Proprio così, oggi a scuola si dovrebbe parlare di educazione sentimentale perchè ai ragazzi manca il capire quelle che sono le regole del vero amore che non è la passione che strugge ma è tutt’altro. L’amore è condivisione, rispetto, accettare determinati cambiamenti che, nel corso della vita, avvengono nella relazione”.

Con “l’Amore che uccide”, Maria Carmela Torchi, quindi, và oltre il racconto di una storia di femminicidio.

Proprio così, spero che il libro possa essere strumento per dare dignità a quelle donne che sono state uccise due volte, fisicamente ma anche moralmente. Come è avvenuto quell’anno a Modica. Contro Anna il marito ha premuto il grilletto ma tante altre persone hanno contribuito ad ucciderla con le dicerie di paese. Cosa che avviene anche oggi”.

Un lavoro letterario che potrebbe entrare nelle scuole come momento di riflessione per i giovani.

Sto lavorando a questo progetto, il 10 ottobre sarò in una scuola a Palazzolo Acreide per incontrare gli studenti su questo argomento. Spero che possa essere il primo di una serie di incontri. Voglio portare il messaggio della bellezza dell’amore. L’amore che genera vita e non morte. L’amore verso se stessi porta ad amare gli altri ed a farti amare. Questo, oggi, è importante perchè ci accorgiamo che ogni gesto è basato sulla fisicità, sull’aspetto. Fermiamoci invece, riflettiamo ed andiamo avanti amandoci, questo voglio fare capire ai giovani”.

Nuovi progetti?

Ho tante idee, la promozione del libro in questo momento mi sta impegnando perchè è giusto fare conoscere quello che è stato scritto, non mancano in questo percorso anche i tentativi di spegnere le polemiche. Amareggiano ma ti danno il là per continuare ed andare avanti”.

Ed il cammino per fare conoscere “L’amore che uccide” continua dopo aver toccato già diverse città.

Pinella Drago

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