SCICLI – Preoccupa tanto, anzi tantissimo se si considera il periodo dell’anno, il campanello di allarme che viene fatto suonare nel settore turistico locale da Simona Malacarne, componente della giunta provinciale di Confesercenti Ragusa, e da Marco Daparo, neo presidente della sezione ‘stabilimenti balneari’ della Cna territoriale di Ragusa. Entrambi sono firmatari di una lettera che hanno inviato al sindaco Enzo Giannone e alla sua squadra assessoriale.
“L’immobilismo nell’importante comparto del turismo, da parte di questa Giunta comunale, fa davvero paura. E crea un profondo malessere”, tuonano Malacarne e Daparo. Dalle righe della missiva emerge “un grido di dolore per la condizione di abbandono del settore” con gli scriventi che manifestano apprensione “perché l’amministrazione in carica sta condannando questo importantissimo ambito economico ad una profonda crisi, per la mancanza di una seria programmazione”.
La situazione in cui versa il comparto, stando a Malacarne e a Daparo, è dovuta “con molta probabilità a un problema di ‘assuefazione’ nel vivere un territorio: spesso ci si abitua a tante cose, persino al paesaggio. Tanto che tale abitudine –si legge– fa percepire tutto l’intorno come ‘normalità’ che non lascia spazio ad idee di miglioramenti e cambiamenti”.
“Ecco, ci appare evidente che il vostro atteggiamento verso il territorio –scrivono rivolgendosi all’amministrazione comunale- è di una tale assuefazione che rasenta ‘l’abbandono’. E con esso, si abbandona buona parte del settore del turismo che, con il suo indotto diretto ed indiretto, contribuisce al benessere della città per milioni di euro l’anno”.
Malacarne e Daparo sostengono che “accanto allo spettacolare barocco, concentrato in pochi metri quadrati nel centro storico di Scicli, manca una chiara presa di coscienza che le borgate marinare sono il vero ‘oro blu’ di questa cittadina. Sono il valore aggiunto che da spessore all’offerta turistica della città, che la differenzia, che la innalza”.
Invece, le frazioni rivierasche “sono senza vergogna quasi completamente abbandonate. Da ricchezza del territorio –evidenzia ancora la lettera– a dimenticati agglomerati di popolazione”.
I due rappresentati di Confesercenti e Cna accendono i riflettori sulle spiagge. “Sono quasi completamente lasciate a se stesse” in quanto risultano “scarse e poco frequenti le operazioni di pulizia effettuate. E quando sono fatte, è evidente -continuano- come sia solo un ‘arare l’arenile’, prendendo la sporcizia depositata sopra per rivoltarla sotto. Non è vedere una volta a settimana un arenile arato ciò che il turista si aspetta: è sapere che la spiaggia è pulita con la sporcizia rimossa la cosa che aspetta”.
Malacarne e Daparo denunciano anche lo scarso decoro e l’insufficienza di pulizia in tutto il territorio .“Le strade, le vie, le aree adiacenti, i lungomari e tutto il resto, non possono essere abbandonati nella speranza che ‘nessuno ci faccia caso’”.
“Cari amministratori, cosa pensate voglia il turista? Sporcizia, confusione, pressappochismo? Chissà, se vogliono questo oggi Scicli può offrirlo”, viene domandato ironicamente.
Nella lettera viene fatta notare la quasi totale assenza di una programmazione della stagione turistica che “solitamente in altri Comuni viene organizzata con largo anticipo, tramite la convocazione di riunioni”.
“Sappiamo anche noi -riporta la missiva- che Montalbano ha fatto un miracolo ed ha consentito una decina d’anni di notevole spinta per il turismo. Ma oggi, specie voi Amministratori, dovete comprendere che Montalbano è ‘morto’ ed il vostro incapace attendismo di un miracolo prossimo venturo con qualcosa che accada ‘per caso’, non è pensabile, non è fattibile, non è seriamente immaginabile”.
“C’è troppo pressappochismo, troppa improvvisazione, e tanta incapacità in coloro che siedono ai vertici di questo sistema locale ma che sono affaccendati in tutt’altro”, scrivono Malacarne e Daparo che aggiungono: “Ma, Signor Sindaco, adesso è il suo turno, dia una risposta e non lasci cadere tutto nel silenzio”.
“Per noi, operatori del settore turismo, -concludono- si tratta di poter lavorare o rimanere a guardare anni di sacrifici e investimenti che si sfibrano fino all’incenerimento”.