SCICLI – Costantemente a fianco degli animali con salvataggi, cure, adozioni e altre iniziative per fermare i fenomeni dell’abbandono e del randagismo. Con queste priorità lo scorso anno alcune volontarie diedero vita all’associazione “Gli Amici di Italo”. Il gruppo ha da poco celebrato il suo primo compleanno e coglie l’occasione per tracciare il bilancio annuale delle attività svolte sul territorio.
Resi Iurato (volontaria e componente del gruppo), ripercorre i primi dodici mesi di vita del sodalizio, guidato dalla presidente Angela Battiato e dalla vice Rita Russotto.
“La nostra è un’associazione insolita, costituita tutta da donne, -spiega Iurato- in quanto il volontariato animalista è in gran parte portato avanti da indomite volontarie, come amo definirci. Tra le più attive c’è Melania Zanetti che coordina le adozioni in famiglia dei nostri cani, in particolare al Nord, insieme a Marianna Schraner Decarli e Alessandra Badialetti”.
“Siamo volontarie provenienti da Scicli, da vari comuni della provincia di Ragusa, da alcune regioni dell’Italia settentrionale e della Svizzera. Chi ha fortemente voluto la nascita del gruppo, grazie anche al contributo di un’amica di Zurigo, -prosegue Iurato- è stata Letizia Trovato. Il nome che abbiamo scelto per l’associazione è una chiara dedica al ricordo lasciato alla città da Italo, il cane che, probabilmente abbandonato, un giorno apparì dal nulla, diventando la mascotte di Scicli. Italo è stato in grado di conquistare i cuori degli sciclitani e vi assicuro, data la mia lunga militanza da volontaria animalista, che non era un’impresa facile e scontata”.
La prima missione portata a termine da “Gli Amici di Italo”, subito dopo la fondazione del gruppo, è stata la convenzione con il Comune di Scicli, per la sterilizzazione, cura e adozione dei cani e delle cucciolate, ritrovati sul territorio.
“Crediamo molto –commenta Iurato- nella collaborazione tra le varie Istituzioni e le associazioni animaliste, fondamentale a nostro avviso e per vincere la battaglia contro il randagismo. Un fenomeno da contrastare anche con la diffusione della cultura dell’accoglienza degli animali, che si opponga duramente alla triste e avvilente pratica dell’abbandono”.
“Il nostro primo obiettivo –aggiunge la volontaria- è quello di responsabilizzare le Istituzioni, spesso indifferenti e a volte addirittura latitanti”. L’associazione “Gli Amici di Italo” sottolinea l’importanza della convenzione con il Comune. “In solo anno siamo riusciti a fare adottare 326 cani, di cui circa 105 appartenenti a privati, che si sono rivolti a noi non potendoli accudire, e 226 trovati abbandonati sul territorio”.
“Un cane in canile –ci dice ancora Iurato- costa circa 1.000 euro l’anno, 226 cani sarebbero costati 226 mila euro l’anno. Considerata che la vita media di un cane è di dieci anni, il risparmio per l’Ente locale in un solo anno di convenzione con l’associazione è pari a 2 milioni e 226 mila euro, a fronte di circa 40 mila euro di spese effettive. Il Comune ha contribuito con 7.000 mila euro, il resto è arrivato da libere donazioni. Importante anche un progetto finanziato dalla Lega per la Difesa del cane di Bologna che ci ha permesso di sterilizzare 140 cani ed evitare centinaia di cuccioli indesiderati che avremmo ritrovati abbandonati nelle nostre campagne”.
“A Scicli si cerca, a piccoli passi, -afferma la volontaria-, collaborando in maniera serrata con la Polizia Municipale, di diffondere tra i cittadini l’importanza di accogliere con serietà una vita abbandonata”.
In questo suo primo anno di attività, l’associazione “Gli Amici di Italo” considera importante anche l’avvenuta approvazione all’unanimità in Consiglio comunale del Regolamento tutela Animali, “uno strumento indispensabile sia per chi è chiamato a far rispettare le leggi che per le associazioni animaliste e per i cittadini”.
“Questo è un volontariato difficile, un volontariato di strada. Soffriamo molto quando ci troviamo di fronte a delle vite buttate, abbandonate senza scrupoli nel bel mezzo delle campagne e delle zone periferiche della città. Nei momenti più duri, quando ci sentiamo impotenti perché impossibilitate a salvare cani e cuccioli -conclude Iurato-, pensiamo di dover andare avanti perché non accadano più quei drammi che hanno sconvolto la nostra comunità, come la morte del piccolo Giuseppe Brafa, o l’aggressione subita da una turista tedesca da un branco di cani”.