SCICLI – I Sindaci del comprensorio di Modica a Scicli per parlare di sanità. Lo hanno fatto in una assemblea pubblica, tenutasi al Cine teatro Italia, indetta dalla Cgil.
Posti in evidenza i disservizi al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Modica. L’obiettivo dei lavori, spiega il sindacato, è di “individuare le possibilità per rendere migliore e soprattutto più umana la gestione della sanità in questo territorio”.
Lente di ingrandimento sulle difficoltà gestionali della medicina di urgenza ed emergenza del nosocomio modicano che è il riferimento di un bacino di utenza di duecentomila abitanti.
I punti principali della questione sono stati evidenziati dai Sindaci presenti (Enzo Giannone di Scicli, Roberto Ammatuna di Pozzallo, il vice sindaco di Modica, Saro Viola, il vice sindaco di Ispica, Lucia Franzò).
Nella relazione introduttiva di Duilio Assennato, segretario provinciale FP CGIL comparto Sanità, si sono evidenziati i “primi limiti di un servizio che mostra un deficit strutturale di personale nel pronto soccorso di Modica con tutto ciò che ne consegue sulle attività di assistenza sanitaria pubblica”.
Diversi esponenti della rete che costituiscono il Patto di Solidarietà Diffusa hanno testimoniato i disservizi di un presidio delicato e fondamentale per la prima assistenza del paziente, evidenziandone “limiti, precarietà e la poca umanità”.
Il segretario generale della CGIL di Ragusa Peppe Scifo ha tracciato la via di una vertenza “senza soluzione di continuità con la controparte”.
Il vice sindaco di Modica Saro Viola ha denunciato che “il 60/70 per cento delle presenze al pronto Soccorso è costituito da pazienti che dovrebbero rivolgersi al medico di base (che il più delle volte non risponde al telefono), dei bambini che non hanno possibilità di essere assistiti dal pediatra nel momento dell’urgenza, o ancora quelli che non hanno alcuna assistenza (migranti irregolari) che sono costretti a rivolgersi al pronto soccorso”.
“Una sanità a due velocità” è quella commentata dal sindaco di Scicli, Enzo Giannone. “Ci sono due Sicilie. La Sanità pubblica di Catania, dove si inaugurano mega pronto soccorso (il San Marco) e quella di Ragusa dove mancano medici, infermieri con la conseguenze che si creano utenti di seria A e di serie B, secondo il bacino elettorale dei potenti di turno”.
Nel corso dell’assemblea evidenziata la situazione di “criticità quando il 118 che soccorre pazienti di Scicli, Ispica e Pozzallo è costretta a sostare al Maggiore di Modica in attesa dello sbarellamento del paziente soccorso, cosa che dura, in diversi casi, alcune ore. Ciò implica un ritardo per il paziente e per il 118 che nel contempo non è nelle condizioni, nell’area di riferimento, di fare altri urgenti interventi”.
Il direttore generale dell’Asp Angelo Aliquò ha ammesso le difficoltà oggettive in cui si trova ad operare anche se sottolinea che “i problemi del pronto soccorso di Modica sono quelli simili ad altri nosocomi del sud e del nord”. Anche Aliquò pone la necessità di sbloccare il requisito della specializzazione per l’accesso al servizio di medicina di emergenza urgenza e sottolinea che “si sta lavorando su un progetto che prevede dei posti letto infermieristici sia a Comiso che a Scicli. La pandemia purtroppo ne ha rallentato il percorso”.
“È necessario un urgente cambio di rotta nelle scelte – ha commentato Peppe Scifo – che vanno fatte perché questa situazione continua a determinare diseguaglianze. Nella teoria si è tutti d’accordo sulle cose da fare tranne poi divergere nel farle e come farle.
“Serve costruire una vertenza – conclude Scifo – che preveda un’unitaria mobilitazione del territorio in tutte le sue componenti: sindaci, sindacati, forze sociali che possa confrontarsi, se sarà possibile, con una controparte che è la Regione Siciliana”.