SCICLI – I portatori non vedono alcun motivo per cui la Festa del Gioia non si debba svolgere. La decisione del Vicariato di Scicli ha lasciato di sasso l’associazione che sperava quest’anno in una Pasqua diversa dalle ultime due.
Il parere dato mercoledì scorso dal clero della città trova il totale disappunto del gruppo, così come affermato ieri sera a SVN dal presidente Giuseppe Zisa, ospite di “Città a confronto”.
La reazione dei portatori è dura. Giudicano “forzata e poco rispettosa nei confronti del popolo sciclitano” la scelta fatta dai parroci.
In un comunicato stampa l’associazione ribadisce la sua posizione. “Pur non avendo il potere di contrastare il Vicariato di Scicli, in merito alla decisione presa di non celebrare le processioni della Settimana Santa, sentiamo il dovere – si legge – di esprimere la nostra opinione come aggregazione spontanea di cittadini, comunità di persone religiose, appassionati di tradizioni della città e della cultura locale”.
Tra i portatori cominciava ad esserci la convinzione che il 2022 fosse l’anno in cui avrebbero riabbracciato finalmente il “Gioia”, soprattutto dopo aver ascoltato il parere della Conferenza Episcopale Siciliana.
Quest’ultima “ha preso la saggia decisione di revocare – prosegue la nota – lo stato di sospensione delle cerimonie religiose, a partire dalla domenica delle Palme, cioè il prossimo 10 aprile, invitando i comitati, le parrocchie, le arciconfraternite e quanti sono preposti alle organizzazione delle feste a convertire il corrispettivo di denaro per l’acquisto di fuochi d’artificio in elargizione alle organizzazioni preposte ad aiutare, in segno di solidarietà, i profughi della Ucraina”.
È proprio ciò che sta accedendo sul territorio ucraino a essere uno dei due motivi per cui il Vicariato di Scicli ha optato di annullare i festeggiamenti pasquali.
“Posto che le atrocità subite dal popolo ucraino, cui va tutta la nostra solidarietà, sono assolutamente da condannare, appare opportuno rilevare – affermano i portatori – che nel corso degli anni, e ancor oggi, diversi sono stati i conflitti che hanno portato distruzione e morte nel mondo”.
“Orbene, dato che per gli altri eventi bellici non si è mai arrivati alla sospensione delle processioni religiose, non si comprende perché la guerra in Ucraina – spiega l’associazione – debba rappresentare una eccezione”.
Un’altra condizione per cui, a detta del gruppo, la Pasqua a Scicli possa essere festeggiata, è la revoca da parte del Governo dello stato di emergenza, a partire dal 31 marzo.
“La decisione del Vicariato di Scicli di non celebrare le processioni della Settimana Santa appare forzata e poco rispettosa della popolazione di Scicli che, pur con le dovute cautele di contenimento del contagio, – riporta la nota – riteneva possibile la celebrazione delle processioni, in occasione della Settimana Santa”.
Nelle ultime righe del comunicato, i portatori auspicano che il Vicariato locale possa “riflettere sulla decisione presa anche nella considerazione che in altre realtà, viciniore alla nostra, è stato deciso di celebrare regolarmente le cerimonie per la Settimana Santa”.