Scicli, sfidato il maltempo per rimanere “Uniti nella memoria”

Oggi al molo di Sampieri ricordata la tragedia di nove anni fa (30 settembre 2013), quando 13 migranti senza vita furono recuperati in mare

-Pubblicità-    

SCICLI – Sfidato il maltempo, parecchio inclemente, per ricordare la tragedia che ha sconvolto il 30 settembre del 2013 la comunità sciclitana ed iblea, a seguito di uno sbarco di migranti nel golfo di Sampieri.

Il molo della borgata sciclitana si è presentato impraticabile per il forte moto ondoso del mare e per le irriducibili raffiche di vento che hanno investito il litorale. La cerimonia di commemorazione del tragico evento, in cui persero la vita 13 cittadini di nazionalità eritrea, quindi, è stata ospitata nella sede dell’associazione “La Casa Gialla sul molo”, presieduta da Simona Trombetta.

L’evento, organizzato dal “Patto di solidarietà diffusa” con tutte le espressioni che lo compongono, ha visto la presenza del sindaco di Scicli, Mario Marino, con al fianco la giunta al completo, del collega di Pozzallo Roberto Ammatuna, esponenti della chiesa metodista, della chiesa cattolica e di fede musulmana.

Testimonianze toccanti di un evento che ha lasciato il segno nella comunità locale, stretta nel dolore in occasione di quell’evento luttuoso. Attorno a quei tredici morti la città si strinse con azioni di amore e di solidarietà.

Da anni sul molo di Sampieri, la commemorazione di quel tragico sbarco. “Uniti nella memoria” 2022 è stata l’occasione anche per lanciare un appello al ritrovamento di Dauda Diane, il mediatore culturale ivoriano di 38 anni, scomparso da Acate il 2 luglio scorso. Vicenda per la quale la Procura della Repubblica di Ragusa sta indagando contro ignoti per omicidio e occultamento di cadavere.

Una lunga lettera, a firma del presidio in formazione Libera Pozzallo-Ispica e del coordinamento provinciale di Libera Ragusa, letta da Gianluca Floridia, ha posto le questioni legate agli sbarchi, all’ingresso di migranti e alla loro vita sul territorio.

Abbassare la guardia sulla tua scomparsa, caro Daouda, significherebbe anche giustificare, ancora una volta, quel razzismo e quel suprematismo bianco che da tempo non vengono più avvertiti come una profonda ferita alla nostra Costituzione – è scritto nella lettera – tu, da mediatore culturale, sei stato e sei un ‘artigiano della parola’, ma anche un operaio che si pone domande sullo sfruttamento del lavoro, in un contesto in cui la competizione del mercato iperliberista viene scaricata sulla compressione dei salari, come strumento di abbattimento dei costi, sul lavoro nero, con l’interconnessa evasione contributiva e fiscale da record”.

A conclusione delle riflessioni, il lancio di tredici rose bianche in mare, vicino a quel moletto che quest’anno, per la prima volta, è stato solo testimone del rumore delle onde, infrante violentemente contro quell’approdo in pietra, testimone del passaggio di San Paolo nel suo lungo viaggio dalla Terra Santa a Roma.

Pinella Drago

-Pubblicità-