SCICLI – (L’opinione di Antonino Nigito). Diversi e vibrati i comunicati stampa emanati, in questi giorni, dai sostenitori dell’autostrada Siracusa-Gela: gridano allo scandalo per la “scomparsa” dei 350 milioni, destinati alla realizzazione del tratto n.9 Modica-Scicli ed affermano che l’atto avrà gravi conseguenze per lo sviluppo del territorio dei due Comuni interessati.
Ma se è vera come è vera la suddetta notizia, per coloro che invece ritengono l’infrastruttura non utile e non necessaria, lo “storno” della consistente somma potrebbe rappresentare una buona occasione (visti i tempi di scarsa disponibilità economica), per devolvere la stessa in direzione di servizi ed opere di assoluta priorità.
E di assoluta priorità (per restare in tema di viabilità) è la rete stradale provinciale: la sua messa in sicurezza per prima, (20esimo posto nella classifica nazionale per morti in incidenti stradali) e poi il suo adeguamento per il raccordo con i principali snodi provinciali dei trasporti (Aeroporto di Comiso, Rete ferroviaria Ragusa-Catania, Collegamento stradale RG-CT).
Il progetto autostradale Modica-Scicli, con i suoi 11 Km, avrebbe un impatto devastante, sia sulla stabilità idrogeologica del territorio sia sulla ricca e variegata biodiversità del territorio (70% di tutta la biodiversità della Sicilia si trova sul territorio ibleo). Sorge spontanea la domanda: è possibile che i disastri alluvionali di questi ultimi anni, non ultimo quello della Emilia Romagna, non abbiano insegnato niente?
Non meno dannosi sarebbero gli effetti negativi sul paesaggio rurale, definito “un museo all’aria aperta”, e di conseguenza sul turismo in generale. Che dire poi degli effetti sconvolgenti degli espropri (circa 500) dei fondi rustici? Decine di aziende agricole e di allevamenti (frutto di grandi sacrifici) frazionate e costrette alla riorganizzazione e in alcuni casi alla chiusura.
C’è poi l’incongnita Truncafila. La cava di argilla è prevista in progetto come discarica dei rifiuti inerti autostradali, e dovrebbe essere risanata e trasformata in parco urbano alla fine dei lavori. Parco urbano o discarica per rifiuti solidi urbani con gli inerti a fare da copertura?
In tempi di carenza di luoghi di conferimento dei rifiuti è molto probabile che una autonoma e unilaterale decisione di qualche funzionario possa decidere in tal senso, come è già successo in passato. Perchè non pensare invece, ad esempio, ad un invaso artificiale di raccolta di acque piovane, in un periodo in cui non si sa come fronteggiare la minaccia della siccità?
La natura argillosa del suolo si presterebbe bene alla realizzazione di un’opera con queste finalità; potrebbe costituire allo stesso tempo una zona umida utile agli equilibri climatici e alla rigenerazione della flora e fauna. Non ci resta che sperare nella buona predisposizione dei “decisori della spesa pubblica”, affinché facciano un buon uso di queste “sottratte” risorse economiche per il bene della nostra terra e delle future generazioni.
Antonino Nigito