Festa Milizie 2023, “Siamo ai limiti dell’empietà”

Il profilo social di “Aristide Libero” dà un personale giudizio sulla rievocazione storica di sabato sera

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SCICLI – In mezzo all’infinità di giudizi (positivi e negativi) espressi sulla sacra rappresentazione del fatto d’armi del 1091, andata in scena sabato sera, ce n’è uno che più di tutti sta circolando con insistenza sui social. Appare sul profilo di “Aristide Libero”, pseudonimo dietro il quale si cela l’autore.

Il post in questione esordisce con un vecchio detto: “Scherza coi fanti, lascia stare i Santi”. “Forse lo ignorano i genitori adottivi della festa della Madonna delle Milizie – si legge – che quest’anno purtroppo hanno maneggiato una materia a loro ignota, la rappresentazione di una rievocazione storica di tipo religioso, che in nulla somiglia a un saggio di danza di fine anno”.

Aristide Libero analizza minuziosamente la messa in scena di sabato scorso: “La Madonna è stata definita addirittura ‘una Vergine atleta’Siamo ai limiti dell’empietàMa non doveva essere osservato scrupolosamente il testo storico e tradizionale del Pacetto-Vanasia?”.

Nell’interpretazione, a tratti balbuziente e impappinata (ma di questo non vogliamo fare colpa agli inesperti figuranti) – scrive -, sono saltati interi brani del testo canonico, che è stato stravolto in alcuni passi, fino a esiti inusitatamente comici”.  

Tocca alla scelta delle musiche. “Gli sciclitani un intermezzo orchestrale – commenta Aristide Libero – lo conoscono a memoria, sacro e inviolabile, ed è proprio quello che accompagna la nave ‘Stanbul’ fino al palco. Dieci minuti di una partitura scritta da uno sciclitano, con suoni che rimandano all’Arabia e all’Oriente e che ciascuno di noi conosce a menadito. Sono segni riconoscibili di una tradizione anche musicale che deve essere rispettata. Non affidata ad un loop preso dalla colonna sonora dei pirati dei caraibi: ma stiamo scherzando?.

Non può mancare la riflessione sul tanto discusso palco. “Cosa ha reso iconica la festa nel mondo? La foto della statua della Madonna a cavallo davanti a un castello di cartapesta, da cui in prospettiva si vede il vero castello, il Duomo di San Matteo! Qualcuno di voi – riporta il post – è in grado di fornirci foto della rappresentazione del 27 maggio 2023 in cui la statua della Madonna, il palco e l’antica chiesa di San Matteo siano fotografati in asse? Per non parlare dell’altezza del palco da terra, che non ha permesso ai più di vedere la recita”.

Le annotazioni negative continuano. “La fuga precipitosa dei saraceni, prima ancora che la Vergine apparisse, la dice lunga sulla meticolosa regia; come pure sgradevole e irriverente – recita la pubblicazione social – è stato il canto dell’Angelo dal balcone di Palazzo Mormina Penna, nonostante la bravura dell’interprete: un canto indirizzato alla Vergine guerriera che rimaneva, suo malgrado, di spalle”.

L’eremita – prosegue Aristide Libero – poteva essere truccato con barba finta e capelli canuti, come sempre è stato, visto che da tanti anni professava di abitare quei luoghi, mal si accordava l’affanno di una recitazione con un viso giovanile”.

Il post ha molto da ridire pure sui costumi non intonati all’anno della rappresentazione. “Non si può lasciare tutto nelle mani di qualche coraggioso temerario che, poi, alla fine, farà da capro espiatorio. Bisogna controllare – conclude l’autore del post – che il testo sia fedelmente recitato, che tutto rispetti rigorosamente il periodo storico che si vuole rappresentare, che la festa si svolga in un’atmosfera di devoto raccoglimento e di preghiera, perché non è una commedia che si rappresenta, alla fine della quale gli attori raccolgono il plauso del pubblico, ma un atto di pietà cristiana”.

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