SCICLI – Avrebbe compiuto 66 anni il prossimo 19 dicembre don Bruno Carbone, sacerdote sciclitano venuto a mancare oggi dopo una malattia. Ad annunciare la sua morte è stata nella tarda mattinata la diocesi di Noto.
Padre Carbone, ordinato sacerdote il 2 gennaio del 1988 dall’allora vescovo netino, monsignor Salvatore Nicolosi, dal 2018 era vicario foraneo e parroco Arciprete della chiesa Madre SS. Crocifisso in Pachino. A livello diocesano ricopriva dal 2008 il ruolo di direttore dell’Ufficio Liturgico e affiancava dal 1999 i vescovi della Diocesi, in qualità di Cerimoniere Vescovile.
Dopo aver ottenuto la licenza in Sacra Liturgia presso il Pontificio Ateneo “Sant’Anselmo” in Roma, tra il 1988 e il 1989 don Carbone fu Vicario parrocchiale a Scicli (San Giuseppe, San Guglielmo, San Bartolomeo) e a Rosolini (Chiesa Madre San Giuseppe). Qui, nella città siracusana, la tappa più lunga del suo cammino di fede: nel 1990 venne nominato parroco a Cozzo Rose, S. Famiglia; due anni più tardi e fino al 2009 fu sacerdote nella chiesa Cuore Immacolato di Maria (1992/2009), ricoprendo (dal 1994 al 2003) pure l’incarico di Vicario Foraneo; a Rosolini rimase fino 2018, svolgendo il ruolo di arciprete parroco nella chiesa Madre San Giuseppe (dal 2009), mentre dal 2013 fu parroco moderatore del SS. Crocifisso, prima di fare approdo a Pachino.
Commosso il ricordo dedicato dall’attuale vescovo di Noto, monsignor Salvatore Rumeo, a padre Carbone. “Sacerdote mite, buono, colto e amante della buona lettura – ha affermato –, pastore di tutti, senza distinzione alcuna, amico fraterno. Uomo di grande preghiera e di vera lungimiranza pastorale, umano e costruttore di autentiche relazioni. Il suo ministero è stato caratterizzato da spirito di generoso servizio al popolo di Dio, nelle Parrocchie dove è stato inviato e da una piena e matura comunione con i Vescovi diocesani e i confratelli presbiteri”.
“Il Paradiso accoglie un angelo, la chiesa di Noto – conclude Rumeo – perde un sacerdote straordinario. Ciao Bruno, grazie per la tua amicizia. Ci manchi già!”.
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