SCICLI – Traboccato il vaso della pazienza dei residenti della fascia costiera sciclitana, da mesi senza acqua potabile. La situazione per loro è diventata insostenibile, continuare così non si può. Il comitato Micenci alza la voce per richiamare l’attenzione del sindaco Mario Marino, invitato ad occuparsi della problematica.
“Ci permettiamo di segnalare – commenta il comitato – alcuni disservizi riscontrati nel recente passato e che continuano a presentarsi ancora oggi”.
Al primo cittadino viene rammentato che “dal 10 novembre 2023 in tutta Donnalucata, Playa Grande e Cava d’Aliga, fino a Punta Corvo, manca l’acqua potabile per inquinamento microbiologico del pozzo Dammusa dovuto alla presenza di coliformi ed escherichia coli superiori ai limiti di legge”.
Non ci si trova davanti a un caso isolato. “Facendo riferimento solo agli ultimi due anni – spiega il comitato Micenci -, l’inquinamento del pozzo Dammusa, per lo stesso motivo, si è già verificato dal 12/10/2022 al 16/01/2023, dall’8/06/2023 al 07/07/2023 e dal 19/07/2023 al 09/08/2023. Per quasi sette dei recenti quindici mesi l’acqua è risultata non potabile”.
Penna rossa in mano, si iniziano a cerchiare i presunti errori che la rappresentanza di residenti attribuisce all’amministrazione Marino nella gestione della criticità. “La popolazione non è stata avvertita. Solo il passa parola ha permesso ai residenti, non tutti, di venire a conoscenza del disservizio. Ancora oggi – aggiunge il comitato – scopriamo persone che non sanno che l’acqua non è potabile. A parte l’obbligatoria ordinanza sindacale, pubblicata sul sito del comune, non c’è stato alcun manifesto, nessun avviso; magari il Municipio poteva incaricare un banditore con altoparlante che avvertisse i cittadini, girando per le vie, come fatto per esempio ad Acireale”.
Un’altra mancanza viene fatta notare. “Il comune di Scicli, in quanto erogatore del servizio idrico – aggiunge il gruppo –, aveva il dovere di garantire la qualità dell’acqua potabile ai cittadini che pagano la tariffa. Se il gestore, qualunque esso sia, non è in grado di farlo per qualsiasi motivo emergenziale, secondo la carta dei servizi del servizio idrico integrato, approvato dal comune di Scicli nel 2018, deve attivare entro 48 ore dalla sospensione del servizio idropotabile un servizio sostitutivo di emergenza, consistente normalmente nello stazionamento di autobotti. Questo servizio sostitutivo non ci risulta ad oggi essere stato attivato, nemmeno nel recente passato”.
Disservizio che farebbe scattare per tutte le utenze interessate “l’indennizzo automatico pari a 90 € a valere, in detrazione, sulle prossime bollette – afferma il gruppo -, come previsto dall’art. 63 della carta dei servizi relativa all’erogazione idrica”.
Nonostante il recente intervento di disinfezione avviato dal Comune nei serbatoi comunali dell’acqua, il comitato Micenci è poco ottimista: “Sicuramente è un primo passo verso la riduzione del disagio, ma si tratta di un provvedimento tampone se non viene risolta la causa che porta all’inquinamento del pozzo Dammusa. Non ci pare che si stia andando in quella direzione. Prima o poi saremo punto e a capo”.
Alla giunta Marino, oltre alle bacchettate, arrivano pure delle proposte. “Tra i possibili interventi collaterali, che possono alleviare i disagi della fascia costiera – commenta il comitato -, ci permettiamo di suggerire l’istallazione delle casette dell’acqua, come a Marina di Ragusa. In questi distributori la depurazione avviene con la tecnica della microfiltrazione”.
“Le casette dell’acqua consentono anche di ridurne il costo. Il prezzo è di 5-6 centesimo/litro che, messo a confronto dei 30 centesimi/litro dell’acqua minerale in bottiglia al supermercato, è un bel risparmio. Inoltre, si riduce l’utilizzo delle bottiglie di plastica in circolazione – termina il gruppo –, con conseguente riduzione dell’inquinamento”.
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