SCICLI (di Pino Nifosì) – Lo scorso fine settimana si è svolto nella splendida scenografica, tardo-barocca della chiesa di Santa Teresa, un interessante “Omaggio” al prof. Giovanni Rossino, già preside del liceo classico “Tommaso Campailla” di Modica, nel decimo anniversario della scomparsa. Presente alla cerimonia, organizzata dall’associazione culturale “Armonia Iblea“, di cui è presidente Adolfo Padua, già sindaco di Scicli, un numeroso pubblico di amici ed estimatori.
Dopo i saluti di Alessandra Trovato, vicepresidente dell’associazione “Armonia Iblea” a nome di Adolfo Padua, attualmente fuori sede, e quelli del sindaco di Scicli, Mario Marino, hanno tenuto delle brillanti relazioni il fratello del professore l’avvocato Raffaele Rossino, direttore del mensile “Dibattito”, che si pubblica a Scicli, Don Ignazio La China, vicario foraneo, nonché componente del “Centro Studi e Documentazione Città di Scicli”, e il poeta e scrittore Domenico Pisana, già insegnante di religione al liceo classico-scientifico di Modica. A moderare i lavori il professore Carmelo Massari.
Ha letto superbamente dei brani di libri del prof. Rossino, e alcuni articoli dello stesso, pubblicati su “Dibattito”, l’attore del Teatro Stabile di Catania, Riccardo Maria Tarci. La serata è stata aperta al pianoforte dal maestro Claudio Migliore; a concluderla la chitarra del maestro Bruno Cartia. Coordinatore dell’evento Carmelo Trovato.
Anche chi scrive era stato un allievo al liceo classico di Modica, dell’allora giovanissimo prof. Rossino, insegnante di italiano e (latino, solo per la terza liceo), nel triennio scolastico 1959-1962, corso B, e ne porta un ricordo indelebile e fascinoso.
Il preside Massari, unitamente al ruolo di simpatico moderatore, ha richiamato anche lui gli anni scolastici 1961-1964, quando lo ebbe come insegnante di italiano al liceo di Modica, la conoscenza personale, data la vicinanza in paese tra l’abitazione del Preside e la salsamentaria del papà, in piazza Municipio, vicino Palazzo Beneventano, come pure la frequenza alla Biblioteca Comunale e la figura di fine letterato e uomo di cultura.
È stata, poi, la volta del fratello, l’avvocato Raffaele, a darne un ritratto tanto commosso, quanto profondo e sottile delle doti culturali di Giovanni e della persona di grande umanità cristiana, dopo aver ringraziato l’associazione “Armonia Iblea”, per essersi interessata a volerlo ricordare quale personaggio illustre per Scicli e la Provincia.
“Ne fanno fede – ha detto l’avvocato – le attestazioni di stima, quale studioso dei classici greci e latini, dei professori Giuseppe e Salvatore, padre, Mariotta, anch’essi, bravissimi docenti di lettere al ginnasio e al liceo classico”. Rossino ha richiamato l’attività del fratello, quale fine scrittore di un’opera letteraria come Sancta Maria Militum, ex voto alla Vergine Amazzone di Scicli e simbolo della religiosità del paese. Opera storica della città, che richiama storici e letterati che hanno scritto sia sulla Vergine a cavallo, sia su San Guglielmo.
Altra pubblicazione del fratello che ha ricordato è stata la traduzione eccellente del “Cantico dei Cantici”, una traduzione filologicamente impeccabile, e spiritualmente ispirata. È passato, quindi, a dire del ruolo importante che lui ebbe, unitamente al giudice Salvatore Rizza, per qualche decennio, nella partecipazione fissa con articoli profondi ed elegantissimi sul suo mensile “Dibattito”.
Articoli di fine dantista, quale era, e di scrittori della letteratura italiana tra l’800 e il Novecento, cito tra tutti Guido Gozzano; ha accennato alla stretta amicizia con lo scrittore Lionello Fiume. Così come ha fatto un accenno alla rivista letteraria da lui pensata e diretta “Discretio”.
Parlando di pezzi apparsi su Dibattito, ha citato l’ultimo articolo, pubblicato sulla Seconda Guerra Mondiale, segnalatogli dal dott. Nino Nigito.
Così Riccardo Maria Tarci è stato invitato a farne una lettura, veramente sublime: un vivo ritratto dei disagi e delle sofferenze, a diretto contatto con i bombardamenti in città.
Altra lettura interessante fatta da Riccardo è stata quella dell’articolo del prof. Rossino su “Il caffè del popolo a Scicli“, in via Nazionale, con ritratto vivo della proprietaria e di qualche avventore.
L’avv. Rossino ha richiamato pure gli articoli scritti dal fratello su personaggi tipici, storici del paese, la minuta gente. Nonché immancabilmente le sue ore di ufficio, trascorse alla Biblioteca Comunale.
È stata quindi la volta di Padre Ignazio La China, il quale parte da ricordi di quando era ragazzo, che lo vedeva tutte le sere alla chiesa del Carmine a pregare, stando in ginocchio per tutto il tempo della messa: preghiera di vero devoto, di vera fede, assorto nelle sue meditazioni.
Lo ricorda come Preside a scuola che lo invitò a celebrare il Precetto pasquale agli studenti. Ricorda, pure lui, la pubblicazione di “Sancta Maria Militum“, gli ammonimenti morali, oltre che religiosi. Conferma come tale scritto del 1963 rappresenta una storia di Maria e una storia della città cristiana quale è Scicli.
Gli incontri alla biblioteca Comunale e la ricchezza di cultura che poté, fin d’allora, percepire nell’uomo Rossino.
“Più che a fare ciascuno la propria ricerca – ha detto La China –, passavano mezze giornate in dialoghi culturali”. Cita i confronti sull’ebraico e sul greco nella traduzione del “Cantico”; il rammarico di Rossino per qualche inesattezza nella seconda edizione e il suo desiderio di pubblicare una terza edizione emendata.
Padre La China tesse l’elogio della traduzione fatta da Rossino in linea con quanto scriveva del “Cantico Sant’Agostino”, cioè che il Cantico dei cantici rappresenta “una storia di Israele e, nello stesso tempo, la storia di ciascuno di noi”.
Riccardo Maria Tarci dà lettura di alcuni passi della traduzione dell’opera, fatta da Rossino.
A questo punto, annoto che in quello che fino a quel momento era stato detto, c’era proprio il prof. Giovanni Rossino, che avevo conosciuto come insegnante e come uomo, come figura eletta di cristiano: la sua anima, la sia fede, la sua purezza di persona di chiesa, che prega in silenzio in ginocchio. Un ritratto vero di persona modesta che, in silenzio, vive la sua spiritualità, che adesso fa emanare/venir fuori da quanto dicono quelli che hanno parlato, gli oratori della serata, e che lo hanno conosciuto da vicino.
Tanto è il silenzio nell’aula della piccola chiesa, l’attenzione prestata. Mi veniva l’immagine, pure con le dovute distanze, tra i primi passi della Bibbia dove sta scritto: capitolo primo, versetto tre, “Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Nel silenzio della chiesa, pensavo proprio che lo spirito del prof. Giovanni Rossino aleggiasse in quell’aula.
Ha parlato, quindi, Domenico Pisana, già insegnante di Religione al liceo, poeta e scrittore fin da giovane, il quale dice di averlo conosciuto nella qualità di Vicepreside al Liceo Scientifico, quindi come persona a diretto contatto, di averlo conosciuto come grecista e latinista insigne a confronto con altri due insigni grecisti e latinisti che a quel tempo insegnavano nella sua scuola.
Cita una prima recensione, altamente elogiativa, del preside Rossino a un suo libro di poesie, cui fece seguito una seconda recensione, sempre estremamente attenta filologicamente, e lusinghiera.
Siamo nel 1991 e quella recensione, dal titolo “Timore e tremore” la lesse, molto sorpreso, su Dibattito.
Per Domenico Pisana, Rossino, e ne parla con commozione, è stato una guida. Il linguaggio di Rossino era sempre dotto e puntuale, inciso. Fine cultore, Rossino, della poesia.
Pisana ha richiamato anche gli scritti di Rossino sullo scrittore e poeta modicano Raffaele Poidomani, dotato di fantasia. A proposito delle cui opere “Carrubi e cavalieri” (1954) e “Tempo di Scirocco” (1971) Rossino parla di “oblio”
Riccardo Maria Tarci chiude le relazioni e le sue letture-recite con la lettura di un altro articolo ancora del prof. e preside Giovanni Rossino, dal titolo: “Andar per morti” . Una lettura stupenda che, nel ritmo lento, riporta, per me, alla germinazione del pensiero, parola per parola, dell’autore.
Appunto: una serata felice.
Chiude la serata il Maestro Bruno Cartia, alla chitarra.
Pino Nifosì
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