Scicli, seguendo “Le Vie dei Tesori 2024”

Il festival siciliano per la promozione del patrimonio artistico culturale e paesaggistico quest’anno propone un’affascinante esperienza nella città più vera e popolare, quella dei quartieri, in cui vivono le tradizioni autentiche che fanno della cittadina barocca un luogo unico

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SCICLI – In corso il secondo e penultimo “giro” de “Le Vie dei Tesori 2024”, festival in programma ogni weekend fino al 20 ottobre. Quale momento migliore, dunque, per rivedere la mappatura dei siti di Scicli raggiunti dalla manifestazione siciliana per la promozione del patrimonio artistico culturale e paesaggistico.

Quest’anno l’evento ha scelto di abbandonare via Francesco Mormina Penna per raggiungere le cave di Santa Maria la Nova e San Bartolomeo e il quartiere tardo medievale di San Giuseppe.

In tutto sono dieci i luoghi individuati dagli organizzatori per questo viaggio della bellezza. Si parte da palazzo Mormino Penna, dove poter ammirare gli affreschi di Gregorio Scalia, gustare una mostra sulle vedute storiche della città e ammirarne una spettacolare dai balconi del grande salone da ballo.

Una volta usciti dall’edificio ottocentesco, svolta subito a sinistra per imboccare via San Giuseppe, alla scoperta del quartiere Pendinello, fulcro del quale è la chiesa barocca dedicata al Patriarca, protagonista della Cavalcata di San Giuseppe e rappresentato da un meraviglioso simulacro settecentesco, tra le bellezze da ammirare, insieme alla statua marmorea quattrocentesca di Sant’Agrippina.

Poi la salita verso la chiesa rupestre del Calvario. Qui si apre, tra le fronde degli alberi, un panorama meraviglioso su Scicli, fino ad arrivare in un luogo fra i più mistici della città, dove il tempo si è fermato.

La passeggiata lungo “Le Vie dei Tesori di Scicli” riporta, scesi da San Giuseppe, in piazza Italia, da dove si raggiunge, girando a destra, la piccola e suggestiva via Castellana. Da qui si va avanti fino all’ultimo costone roccioso della cava di San Bartolomeo, dove è stata scavata all’interno della roccia la chiesa della Madonna di Piedigrotta, con il suo meraviglioso altare in antis e la curiosa Pietà mancina. Di fronte poi si apre lo spettacolo delle grotte di Chiafura, l’abitato rupestre di età tardo-bizantina fino agli anni sessanta del novecento (casa per oltre duemila sciclitani), visitabile solo in occasione del Festival.

Usciti dall’aggrottato, si va verso via Loreto, percorrendo quello che era l’antico tragitto delle mura di Scicli, fino ad arrivare alla Torre Pacetto; inerpicandosi si costeggia la chiesa di San Pietro, per poi arrivare alla chiesetta della Madonna della Catena, la Scalilla, nella quale appassionarsi alla storia di questa particolare devozione sciclitana e, immancabilmente, salire in cima al piccolo campanile e suonare la campanella, prima di raggiungere il vicino museo storico-naturalistico di San Vito. Dallo spiazzale davanti la chiesa, si apre il favoloso scenario della Cava di Santa Maria la Nova, sede degli ultimi tre siti da visitare.

Non resta quindi che scendere da San Vito e imboccare la “Cavuzza di San Guglielmo”. Qui si trova l’omonimo eremo, un luogo incantato e pieno di suggestioni, capace di far riflettere e aperto solo per l’occasione. Accanto ad esso, la semplicità lascia il campo alla magnificenza e la visita al “Museo del Campanile di Santa Maria la Nova”. Infine, si percorre via Monte Campagna, una viuzza della Scicli più autentica che si apre a panorami unici, per arrivare al Convento del Rosario, per la tappa conclusiva. Il paesaggio spettacolare dal cortile fa da cornice a un luogo da vivere. Ad attendere i visitatori la candida chiesa e il convento delle domenicane, nel quale è possibile visitare intatte le stanze dei fondatori dell’Ordine del Sacro Cuore di Gesù.

Un viaggio, accessibile grazie a un coupon unico da 10 ingressi (acquistabile all’hub di palazzo Mormino Penna), che abbraccia l’essenza di una città capace di stupire sempre i suoi abitanti e i viaggiatori, provenienti da ogni parte del mondo.

 

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