SCICLI – In questi ultimi mesi sono comparse in rete molteplici interviste e prese di posizioni che hanno per oggetto l’incompiuto lotto 9, Modica-Scicli, dell’Autostrada A18, Siracusa-Gela.
Come sempre la parte del leone è appannaggio di politici e amministratori locali, pronti a rassicurare e compiacere i loro elettori, garantendo che gli espropri e i primi lavori del tratto autostradale saranno comunque avviati in un futuro assai prossimo (2025). E ciò sul fondamento di risonanti quanto generiche affermazioni sulla origine e sulla entità dei fondi ancora da reperire e rendere disponibili per finanziare gli 11 km scarsi del percorso, che pure per definizione si grida essere indispensabile per la viabilità autostradale siciliana.
Tra questi tonanti proclami diffusi in rete compaiono altresì talune analisi che invitano a riflessioni un po’ più articolate e approfondite. Oltre al completo studio, pubblicato online e redatto da un’autorevole ed indipendente istituzione, come Italia Nostra (che si conclude con una serie di domande lasciate deliberatamente aperte sulla presunta attuale “strategicità dell’opera”, peraltro, come facile attendersi, rimaste senza risposta nei comunicati dei decisori pubblici attenti ad ottenere facile consenso), si vuole qui fare riferimento all’analisi pubblicata sul web (Ragusanews del 14 settembre 2024) di Antonio Casa, che, con dovizia di particolari, ha calcolato che il lotto 9 della Modica-Scicli (si ricorda per un investimento previsto di 600 milioni di euro per poco più di 10 km), costerebbe alle casse dello Stato, oltre 54 milioni di euro al km, vale a dire 545 euro al cm, così nei fatti, contendendo il palmares dell’autostrada più costosa d’Italia alla Pedemontana Lombarda A36, una volta completata (Varese, Como, Monza e Bergamo).
È forse utile ricordare, per evitare il ripetersi di errori giganteschi per le finanze dello Stato, che quest’ultima infrastruttura unitamente alla Brebemi e alla Pedemontana Veneta, tutte fortemente volute dalle amministrazioni locali, avvalendosi originariamente del modello del project financing, potrebbero a breve essere nazionalizzate, ponendo rimedio a performances fortemente deficitarie, a ragione di flussi di traffico del tutto inadeguati, per sostenere l’ingente investimento iniziale dei privati; e ciò, beninteso, malgrado le tariffe applicate siano oltremodo care, praticamente il doppio di quelle vigenti sul resto della rete autostradale.
Gli economics del progetto qui in esame (un costo cioè di 54 milioni di euro al km, ovvero 514 euro al cm) sono da tenere ben presenti quando si percorrono i tratti del secondo troncone della A18 che precedono il lotto A9, vale a dire i lotti A6, A7 e A8 che da Ispica conducono a Modica. Certo percorrere questi tratti è un’esperienza piacevole: corsie comode e oltremodo scorrevoli, perché il traffico è tanto limitato che neppure ci si accorge che gli ultimi km prima del casello di Modica sono da sempre a corsia unica per opere di manutenzione straordinaria, invero stupefascenti se soltanto si pensa che il lotto A8 è stato aperto da poco più di un anno.
Proseguendo per Scicli, l’automobilista, che beneficerebbe di questo nuovo rassicurante nastro d’asfalto (beninteso costosissimo per la collettività, ma per l’utente persino gratuito perché i pedaggi sono qui materia ignota), potrebbe persino sentirsi in colpa per avere sottratto tanta bella campagna al verde e alle colture.
È fuor di dubbio, infatti, che il lotto A9, se e quando entrerà in funzione, sarà, per quanto possibile, molto meno trafficato dei precedenti se non addirittura deserto.
E ciò, da un lato, perché il maggiore flusso potenziale di traffico veicolare non può che trovare origine nel bacino di Modica e da questo canalizzare quello di Ragusa, specie in prospettiva al completamento della superstrada Ragusa-Catania e al suo auspicabile raccordo diretto con la A18; dall’altro, perché il lotto A9, in sé e per sé considerato, servirebbe esclusivamente a circonvallazione del centro di Scicli (peraltro distante una manciata di Km dal casello di Modica), essendo attualmente impensabile un suo ulteriore prolungamento nella direzione Irminio – Marina di Ragusa, per poi giungere finalmente a Gela.
E ciò non fosse altro che per le sottese difficoltà infrastrutturali (oltre a fare i conti con numerosi e stringenti vincoli ambientali, il percorso si snoderebbe su un territorio densamente costruito, tanto che i tratti precedenti da Ispica in poi paiono collocarsi su una area spopolata) e, di conseguenza, per il correlato impegno finanziario, che, realisticamente, pare impensabile soddisfare quanto meno per i futuri decenni.
Nel menzionato articolo comparso su Ragusanews, Antonio Casa ha stimato che l’investimento per finanziare i residui 62 Km di autostrada che da Scicli porterebbero a Gela ammonterebbe prudenzialmente a tre miliardi e trecento milioni di euro (a cui si ricorda aggiungere altri 600 milioni di euro per sviluppare il precedente lotto A9 che parte da Modica) e tutto questo, ovviamente, a prescindere dai decenni richiesti per i lavori, come del resto sino ad oggi sperimentato per completare il tratto Siracusa-Modica.
Nello scenario rappresentato non vanno poi trascurate le sempre più pressanti e condivise esigenze di connettività sostenibile, che insistono perché il traffico merci sia portato sempre più su ferro, anziché su gomma, nel contesto di un sistema di poli intermodali ben collegati tra loro.
Come se non bastasse, sussiste poi a monte, come sempre, un problema di priorità degli interventi pubblici in un contesto di risorse finanziarie per definizione scarse. Al riguardo è scontato un pensiero ai drammatici effetti del cambiamento climatico e alla progressiva desertificazione della Sicilia, nonché agli ingenti investimenti necessari per mitigare, quanto meno, la drammatica situazione che si è venuta a creare.
In questo momento è lecito chiedersi se vale ancora la pena di allocare (ben) 600 milioni di euro per la costruzione del lotto A9 nel dogma della sua strategicità o se invece non sarebbe più proficuo per la collettività usare queste risorse per combattere una mancanza d’acqua ormai divenuta endemica. Si parla in altri termini di soldi da destinare urgentemente nella costruzione (talvolta anche solo ripristino dopo troppi anni di incuria) di efficaci infrastrutture per letteralmente salvare l’agricoltura dell’isola e porre fine ai disagi di quasi metà della sua popolazione, che, proprio in questi giorni (ottobre 2024, fonte Il Sole 24 ore), fa i conti con l’assenza o il razionamento dell’acqua.
Prima di concludere queste noterelle, un’ultima considerazione per evitare facili fraintendimenti. Con le precedenti argomentazioni non si vogliono certamente negare gli evidenti problemi di viabilità dei percorsi stradali che uniscono il sud est con il sud ovest costiero dell’isola e la necessità di migliorare e rendere più sicuri gli attuali tracciati. Il tema che qui si pone è piuttosto quello di valutare, oggi, se e in che misura il lotto A9 (come detto ai fini che qui rilevano di per sé insignificante con i suoi pochi Km) e più in generale la successiva tratta per Gela, nel suo attuale tracciato, rappresentano ancora la più efficace e soddisfacente soluzione per risolvere il problema che sta a monte.
A questo proposito, sempre consultabile in rete, si segnala a titolo esemplificativo un interessante studio di “In Progress”, che, avvalendosi anche di un filmato, caricato il 7 maggio 2024 su YouTube, dal titolo “Siracusa Gela, l’alternativa possibile”, evidenzia una soluzione meritevole di approfondimento per completare i 71 Km del tratto Modica-Gela, che presenterebbe innegabili vantaggi, non solo economici, rispetto all’attuale tracciato della complessiva infrastruttura.
Lo studio presentato si basa sostanzialmente su uno spostamento a monte dell’attuale progetto sino a Vittoria, riducendo di una decina di Km il percorso da Modica. Si consente così di limitare a 21 Km la costruzione del nuovo sedime autostradale per Vittoria, in quanto il residuo tracciato risulterebbe per oltre 10 Km in comune con la nuova superstrada Ragusa-Catania e per 14 Km di riqualificazione di strade già esistenti (ancora per lo più la SS115).
Questa ipotesi alternativa, rileva “In Progress”, avrebbe tra l’altro il vantaggio di lambire direttamente l’area industriale di Ragusa (altrimenti penalizzata perché distante più di 20 dall’infrastruttura autostradale, cioè dal casello di Marina di Ragusa) e collegare direttamente l’aeroporto di Comiso e ciò, ovviamente, con investimenti più contenuti, rispetto all’attuale progetto e con minore impatto paesaggistico.
In chiusura non resta che osservare come la costruzione del lotto A9 che collegherebbe Modica a Scicli non possa essere sbrigativamente liquidata come un’opera che s’ha da fare perché tanto attesa e perché ormai apoditticamente considerata strategica. Il fatto è che il progetto in parola, come chiaramente rappresentato nel menzionato contributo di Italia Nostra, al quale caldamente si rinvia per una più esaustiva disamina, sconta il peccato originale di essere stato progettato 50 anni fa e l’ultima (unica) valutazione di impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio risale al gennaio 2002 (pare incredibile ma è vero), vale a dire in uno scenario sociale, economico, culturale, territoriale che in oltre 20 anni si è completamente trasformato.
È lecito quindi interrogarsi, scevri da condizionamenti di maniera e da idee preconcette, sull’attualità di questa infrastruttura autostradale, avendo riguardo all’obiettivo della mobilità sostenibile e a quello della coesione sociale e territoriale, anche nelle sue relazioni con il paesaggio.
Marco Reboa
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